Eccomi

Faccio il giornalista, puoi trovarmi in diversi giornali su internet. Adesso imparo italiano e ho voglia di scrivere qualche storia in questa bella lingua. So che ci saranno molti errori ma scrivo solo per divertimento e so che ho ancora molto da imparare. Questa foto é del lago di Garda.

Pedro de Hoyos

venerdì 21 giugno 2013

Buio, semplicemente

Ci eravamo incontrati diverse volte all’ingresso del condominio, come tanti vicini; lei era alta, con uno sguardo interessante e un naso di personalità. I suoi capelli lunghi, neri e ricci le davano un’aria misteriosa e lontana. Forse mi sarei innamorato di lei se non avessi trovato qualcosa di pericoloso nel suo aspetto.

Di solito indossava una gonna lunga fino alle ginocchia. Nera. E degli stivali. Neri. In estate portava una camicia e in inverno un maglione. Sempre neri. I suoi occhi chiari brillavano incandescenti sul buio della sua presenzaComunque mi piaceva incontrarla alla porta e qualche volta l’ho aspettata nel bar vicino fino l’ora in cui di solito ritornava dal lavoro. Ma lei non sembrava sapere della mia esistenza; era sempre molto gentile con le sue parole ma apparentemente era sempre fredda e distante, appena mi guardava un brevissimo attimo, sorrideva e continuava a camminare fino all’ascensore.
Tutti i due abitavamo allo stesso piano, la sua porta di fronte la mia, la mia di fronte alla sua. Due o tre volte sono riuscito a vedere il suo ingresso. C’era un specchio di stile veneziano, sotto di esso un piccolo tavolo sempre pieno di fiori freschi che avevano un intenso profumo. In fondo si poteva vedere il soggiorno, sempre con le tapparelle basse, anche di giorno.
Ieri, all’improvviso ha bussato alla mia porta e mi ha chiesto se potevo aiutarla ad entrare a casa sua. I suoi occhi mi sorridevano felici e mi facevano vedere i sei o sette pacchetti che aveva in mano. “Come mai...?” ho cominciato a pensare... Mi ha mostrato la sua borsetta, l’ho aperta e senza guardare cosa c’era dentro ho cercato le chiavi e ho preso tre pacchi.
Come al solito, l’ho lasciata passare davanti. Era un po’ più alta di me, o forse erano gli stivali a tacco alto che indossava, aveva sempre l’aria di essere assolutamente sicura di sèin ogni caso mi sembrava la padrona del mondo. Davanti alla sua porta ho pensato di guardarla furtivamente, ma non ho osato. “Forse mi starà guardando lei in questo momento”, ho pensato velocemente mentre cercavo la serratura.
Ho aperto, l’ho fatta entrare e anch’io sono entrato con i pacchi dietro di lei. Senza aspettarmi è andata diretta verso il soggiorno sbatendo i tacchi sul pavimento con la stessa sicurenza di sempre. Ho cercato di seguirla ma non sono riuscito, era buio. Buio è la prima cosa che ho trovato e solo buio. Come al solito le tapparelle erano abbassate e lei non pareva avere l’intenzione di accendere le luci. Alla fine mi sono imbattuto su una sedia...
-Merda! -ho urlato rabbioso
-Oh, scusami, le luci, vero? Le ho dimenticate! –ha detto nello stesso momento in cui le accendeva
-Si, vero, non accendi mai le luci?
All’improvviso si è fermata, ha messo i suoi pacchi sul tavolo e si è girata verso me. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto:
Daniele, guardami, non hai mai visto che sono cieca?

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